Dopo il successo della prima edizione, Blow Up Percussion continua il progetto “Cerimoniali Ritmici”. In collaborazione con l’Accademia Filarmonica Romana la seconda edizione della rassegna presenta tre concerti in cui il suono delle percussioni è protagonista attraverso le opere dei più interessanti, innovativi e spesso giovani compositori della scena contemporanea internazionale, gettando uno sguardo approfondito sulle diverse estetiche musicali del nostro tempo.
Cerimoniali Ritmici - Secondo Concerto
Luciano Berio
(1925-2003)
Georges Aperghis
(1945)
Karlheinz Stockhausen
(1928-2007)
Mikel Urquiza
(1988)
Naturale per viola ed elettronica
Le corps à corps
Vibra – Elufa
Respirare l’ombra prima esecuzione italiana
BLOW UP PERCUSSION
Flavio Tanzi, Pietro Pompei, Luca Giacobbe percussioni
Alessio Toro viola
Scritto tra il 1985 e il 1986 per Aldo Bennici e l’Aterballetto, Naturale è un pezzo in parte derivato da Voci per viola e due gruppi strumentali del 1984. I testi originali sono canzoni siciliane commentate dalla voce di Celano, forse l’ultimo vero cantastorie siciliano, che Berio ebbe il privilegio di incontrare (e registrare) a Palermo nell’estate 1968: canti di lavoro, d’amore, ninne nanne. La voce di Celano si inserisce nel percorso strumentale della viola, cantando delle abbagnate (canti di venditori ambulanti) di rara intensità. L’intento è di sollecitare un interesse più approfondito per il folklore musicale siciliano, fra i più ricchi della cultura mediterranea.
Brano composto da Stockhausen nel 1996, Vibra – Elufa fa parte del secondo atto dell’opera Freitag aus Licht scritto per corno di bassetto e flauto traverso. Nel 2003, Stochkausen adattò il brano per vibrafono solista, intitolandolo Vibra – Elufa. Il nome Elufa deriva da due personaggi, rappresentati dal corno di bassetto e dal flauto traverso, chiamati Elu e Lufa. Nella partitura di entrambe le versioni, c’è alla base il concetto fondamentale del serialismo integrale, descritto soprattutto dalle continue indicazioni metronomiche che compaiono nella parte superiore delle battute. Sul vibrafono, i glissandi microtonali suonati dai due fiati diventano fasce di suono con timbri distinti attraverso l’utilizzo del pedale di riso-nanza e una tecnica dei battenti riccamente variata. Questa verticalizzazione delle linee orizzontali conferisce a Vibra – Elufa un fascino poetico del tutto particolare.
Le corps à corps esplora il rapporto tra le possibilità di uno strumento (in questo caso il tamburo a calice iraniano noto come Zarb) e la voce umana. Una somiglianza tra i due è la tendenza verso lo schizofrenico, nel senso che di momento in momento esistono ampi cambiamenti nelle emozioni che l’esecutore mostra: registro della voce, velocità dei materiali ritmici, ecc… Il pezzo si presenta dunque come una sorta di melodramma in cui il percussionista racconta gli eventi di un’intensa gara, con dettagli sulle ferite dei partecipanti, balzi eroici, nuvole di polvere che volano e spettatori in festa. Come nota lo stesso Aperghis, il pezzo riflette la battaglia tra lo strumento e il musicista, così come il musicista e il suo stesso respiro.
Respirare l’ombra è il titolo di un’opera di Giuseppe Penone, artista italiano legato al movimento dell’Arte Povera, che ha ricoperto le pareti di una sala con gabbie metalliche riempite di foglie di alloro, creando un intenso concentrato di profumo che pervade le stanze attigue. Attratti da questo odore, entriamo in una stanza semibuia, dove l’unico punto luce è una scultura in bronzo che rappresenta i polmoni. All’improvviso ci accorgiamo della fisicità dell’odore, e per un po’ possiamo credere che i polmoni di bronzo siano nostri e che esistiamo sia dentro che fuori di noi stessi. Mikel Urquiza ha cercato di riprodurre in musica l’esperienza proposta da Penone, immaginando equivalenti musicali alla carezza del profumo, alla ricerca della sua fonte, alla penombra della stanza, allo splendore del bronzo, nella speranza che questo viaggio possa rendere, come l’installazione, un momento di sospensione, interrogazione e leggerezza.